Onorevoli Colleghi! - A causa dell'invecchiamento della popolazione italiana le malattie neurodegenerative rappresentano una vera e propria emergenza per il nostro sistema sanitario; di queste malattie fanno parte patologie ad ampia diffusione, foriere di notevole sofferenza per il malato e per la sua famiglia e di un forte incremento della spesa sanitaria e assistenziale, quali il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson; ma anche patologie meno note poiché molto più rare, ma non per questo meno gravide di sofferenza per chi ne è colpito, quali la sclerosi laterale amiotrofica, la paralisi sopranucleare progressiva, la degenerazione corticobasale, l'atrofia multisistemica.
      Pur se negli ultimi decenni sono stati fatti notevoli progressi nel comprendere i meccanismi eziopatogenetici di tali malattie, che si pensa ora siano legate all'accumulo di proteine anomale a livello celebrale con conseguente degenerazione neuronale, moltissimo resta da scoprire e per nessuna di tali patologie è ad oggi disponibile una terapia causale. Stante questa situazione risulta essenziale, per l'avanzamento delle conoscenze medico-scientifiche, la possibilità di effettuare studi neuropatologici sui cervelli dei pazienti deceduti per le citate patologie.
      Purtroppo tale possibilità è attualmente quasi del tutto preclusa ai ricercatori italiani, non solo a causa di problemi di tipo culturale, ma anche per le difficoltà burocratiche e organizzative che impediscono il prelievo del cervello post mortem.
      Si pensi, a questo proposito, che la maggior parte di tali pazienti muore in case di riposo sprovviste di sale anatomiche

 

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e che, per tale motivo, è impossibile prevedere il prelievo del cervello poiché sarebbe necessario trasportare il paziente presso un centro attrezzato; si pensi, inoltre, al fatto che il prelievo dovrebbe essere effettuato nelle prime dodici ore dal decesso per evitare fenomeni di degenerazione post mortem che, deteriorando il cervello stesso, impedirebbero lo studio neuropatologico.
      La presente proposta di legge si profigge di superare queste gravi difficoltà, rendendo possibile anche agli scienziati italiani di effettuare significativi progressi nella comprensione di tali patologie, allo scopo di identificare al più presto una terapia in grado di arrestarne la progressione, sinora senza freni, alleviando in questo modo le sofferenze per chi sarà afflitto da tali malattie nel futuro.
 

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